Sport di squadra e di contatto, e obbligo di green pass rafforzato: il caso del beach volley

Come è noto, fino alla cessazione dello stato di emergenza solo i possessori di certificazione verde rafforzata possano accedere ad attività sportive di squadra e di contatto, anche all’aperto (d.l. n. 1 del 7/1/2022). Tra le discipline per le quali non è né scontato né intuibile se rientrino nelle due categorie ora richiamate vi è anche il beach volley. Nell’articolo che segue proviamo pertanto a fare chiarezza alla luce della normativa esistente

La domanda dalla quale partire è, appunto, se l’obbligo del green pass rafforzato debba valere anche per il beach volley, benché questa disciplina non tra quelle inserite nella lista del d.p.c.m. 13/10/2020 (individuazione sport di contatto).

Sappiamo inoltre che è possibile praticare il tennis e il padel all’aperto anche senza avere il super green pass: e nella difficoltà di trovare una definizione di sport di squadra, il beach volley potrebbe essere equiparato al padel e al tennis? Anche in questi si pratica due contro due, i giocatori sono separati da una rete, e non entrano in contatto tra loro…

Partiamo dunque dalle due uniche fonti esistenti e ufficiali sulla definizione di sport di squadra e di contatto.

Lo sport di contatto

Sullo sport di contatto, esattamente la lista allegata al d.p.c.m. 13/10/2020 (che può essere scaricata in questo articolo), nella quale, relativamente allo sport della pallavolo, l’unica disciplina indicata è la pallavolo.

Il dubbio che nella disciplina della pallavolo sia compreso il beach volley è fugato dal fatto che la lista in questione è chiaramente mutuata dall’elenco delle discipline sportive, suddivise per sport di riferimento, diffusa dal CONI per l’accesso al registro delle associazioni e società sportive (si allega la versione aggiornata); di tale lista:

– per altri sport sono indicate dettagliatamente le specifiche discipline considerate di contatto (per il calcio, tutte quelle nella lista CONI, per la danza sportiva tutte quelle nella lista CONI più la danza paralimpica, per le attività subacquee solamente l’hockey subacqueo e il rugby subacqueo, ecc.)

– per la pallavolo è indicata solo la pallavolo e non, appunto, il beach volley.

Possiamo quindi ritenere con sufficiente tranquillità che il beach volley non sia considerato sport (più correttamente diremmo “disciplina”) di contatto.

Lo sport di squadra

Meno immediata e certa è l’individuazione se il beach volley sia o meno uno sport di squadra; dobbiamo arrivarci per induzione e non possiamo quindi essere certi che il nostro ragionamento sia condiviso in sede di eventuali controlli.

Sul sito del Dipartimento dello sport del governo troviamo la lista degli “Sport di squadra riconosciuti dal CONI”, suddivisi in “olimpici” e “altri”.

In tale lista non si fa più riferimento alle “discipline” ma solo agli “sport”, e fra gli sport di squadra compare, fra gli altri, la pallavolo; una interpretazione rigorosa (e prudente) richiederebbe quindi di considerare sport di squadra tutte le discipline nelle quali si può articolare la pallavolo, compreso quindi il beach volley.

Riteniamo però che si possa fare un piccolo sforzo interpretativo per non considerare il beach volley sport di squadraai sensi e per le finalità della normativa anticontagio di cui al decreto 7/1/2022 n. 1, basandosi su quella che ci pare sia la ratio di tale lista.

L’elenco degli sport di squadra non è basato sul numero dei partecipanti che operano congiuntamente, mancano infatti ginnastica artistica, bob (secondo Wikipedia sport di squadra unitamente proprio al beach volley), canoa (nel dragon boat un team può essere composto di decine di atleti), canottaggio, le staffette nell’atletica leggera, ciclismo e altre, fino alle bocce, che è normale si giochi due contro due, fino al tiro alla fune, sport non olimpico ma compreso nella lista CONI; oltre al doppio nel tennis, come evidenziato nell’incipit del presente articolo.

La caratteristica comune di tali sport pare invece essere un gruppo di atleti, più di due, suddivisi in ruoli, sotto la guida costante, durante la competizione, di un allenatore: una “squadra” che nasce dalla combinazione di persone con caratteristiche diverse, organizzate per perseguire lo scopo comune.

Se questa è la logica della composizione dell’elenco, appaiono logiche l’esclusione di tutti gli sport elencati qui sopra, nei quali tutti i componenti la squadra hanno caratteristiche simili, manca cioè la “complementarietà” fra i vari componenti, che fa sì che la prestazione all’interno della squadra sia completamente diversa dalla prestazione dei singoli che la compongono:

– nella staffetta, nel ciclismo a squadre, nel canottaggio, nel tennis ecc. gli atleti fanno pressoché esattamente quello che fanno nella competizione individuale

– nel calcio il difensore fa cosa diversa dall’attaccante, nella pallavolo l’alzatore fa cose diverse dallo schiacciatore, e così nel rugby, e ancor più chiaramente nel curling o nel baseball i vari ruoli sono ben differenziati, definiti e complementari.

Quindi, il beach volley…

Se riteniamo che questa sia la logica alla base dell’individuazione degli sport di squadra, allora il beach volley non ha le caratteristiche per stare in quell’elenco: i giocatori sono intercambiabili, fanno la stessa cosa, non hanno necessariamente un allenatore in campo che ne coordini i ruoli; per fare una considerazione banale ma forse non del tutto, sono anche, di norma, alti uguale, a differenza dei componenti una squadra di calcio, di basket o di pallavolo …

Se poi consideriamo le finalità anticontagio della norma, l’assimilabilità del beach volley al doppio nel tennis o al padel è ancor più evidente: due soli componenti lo stesso team, senza contatto fra loro, separati dagli avversari da una rete, in uno spazio sufficientemente ampio. Non si vede perché dovrebbe essere considerata una disciplina destinataria di norme di rigore eccezionale, o comunque superiore a quello richiesto negli altri sport ricordati sopra.

Volendo essere estremamente rigorosi, vi è una differenza con tali discipline, ed è che in base ai protocolli federali in tennis e padel la palla viene toccata con le mani da un solo giocatore per azione, mentre nel beach volley in ogni azione è possibile, anzi è la norma, che venga toccata da tutti i giocatori in campo; ma la stessa cosa avviene per il testimone nella staffetta, gli attrezzi nella ginnastica artistica a squadre, e altri: non ci pare un elemento che possa avere un peso decisivo.

Riteniamo quindi certo che il beach volley non sia uno sport di contatto, e che ragionevolmente non possa essere ritenuto destinatario delle speciali restrizioni dettate per gli sport di squadra, ma questa seconda affermazione richiede un iter interpretativo non banale.

Va però detto che ci stiamo occupando di una normativa emergenziale, di disposizioni dettate ogni pochi giorni, frutto di dati sulla diffusione del contagio che variano giornalmente e della mediazione fra mille interessi contrapposti, scritte quindi in tempo ristrettissimi e certo senza la dovuta meditazione: che contengano falle, dimenticanze, imprecisioni, e che richiedano quindi uno sforzo interpretativo e una certa dose di elasticità ci pare inevitabile.