L’attività “libera” (cioè effettuata al di fuori delle competizioni e dei corsi gestiti dalla a.s.d.) è decommercializzata?
Si chiede, anche alla luce della Circolare 18/E dell’Agenzia delle Entrate e dei diversi interventi pubblicati su questo sito, se vi sia una “posizione ufficiale” di Fiscosport in merito alla possibilità o no di considerare decommercializzati i corrispettivi pagati da un socio e incassati da una a.s.d. al di fuori della partecipazione a competizioni e dell’attività didattica.
Prima di affrontare la risposta, riportiamo per intero il quesito del nostro gentile lettore:
Dalla Circolare 18/E in poi, leggendo gli interventi su Fiscosport e sposando una linea prudente, si ritiene che le a.s.d./s.s.d. godano delle decommercializzazione ex art. 148, 3° comma del T.U.I.R. solo in occasione di attività didattica (corsi singoli o di gruppo gestiti da a.s.d./s.s.d.) e organizzazione/partecipazione eventi/gare sportive. Conseguentemente si è giunti alla conclusione che, se il socio di una a.s.d. di gokart o tennis o calcio paga la a.s.d. per fare un giro in pista o una partita fra soci, il relativo corrispettivo dovesse essere tassato in L.398/91 in quanto attività commerciale strettamente connessa agli scopi istituzionali.
Di diverso avviso sembra essere la risposta al quesito n. 10349 che al punto 2) sostiene come anche l’attività “libera” (al di fuori del corso istruzione gestito da ASD) possa beneficiare della “decommercializzazione”.
Pur comprendendo che la questione è suscettibile di interpretazione soggettiva, si chiede se vi sia una posizione “ufficiale” di Fiscosport sul tema.
La questione deve essere valutata sotto due punti di vista.
a. In linea di principio, ovvero sulla base delle norme di riferimento:
a/1) lo scopo delle a.s.d./s.s.d. è (fra l’altro) organizzare e incentivare l’attività sportiva. Di conseguenza se una a.s.d./s.s.d. gestisce e mantiene in efficienza un impianto sportivo, lo dota delle attrezzature necessarie per lo svolgimento della pratica sportiva, sorveglia che tale pratica si svolga con modalità rispettose delle regole dello sport che vi si pratica, e lo mette a disposizione di chi voglia praticare tale attività, se riceve un corrispettivo da chi svolga in tale impianto attività sportiva così organizzata, quel ricavo è provento conseguito nell’esercizio diretto di attività sportiva pertanto, se corrisposto da un socio o un tesserato, provento non commerciale ex art. 148, III comma, T.U.I.R.
a/2) l’art. 148, VIII comma, del T.U.I.R., alla lettera “e” per le a.s.d. richiede che siano chiaramente stabiliti, e indicati nello statuto, i criteri di ammissione dei soci, senza richiedere modalità particolari purché sia rispettata la “sovranità dell’assemblea“; di conseguenza uno statuto può ben prevedere che la qualifica di socio venga attribuita immediatamente dopo la presentazione della domanda, se è previsto un sistema che sottoponga tale attribuzione al vaglio, successivo, dell’assemblea o del consiglio direttivo; analogamente, quasi tutte le Federazioni, Discipline sportive associate ed Enti di promozione sportiva hanno predisposto sistemi informatici che consentono il tesseramento in tempo reale. Quindi oltre a quella di socio, anche l’acquisizione della qualifica di tesserato, sia per le a.s.d. che, a maggior ragione, per le s.s.d. può essere immediata.
b. Nella realtà, ovvero sulla base dei rilievi che vengono fatti in sede di verifica:
b/1) siccome in passato si sono verificati abusi palesi e rilevanti (un esempio noto a tutti: associazioni formalmente sportive che hanno svolto attività sportiva irrisoria e gestito campi di calcetto affittandoli a ore e lucrando somme all’epoca rilevanti), l’Agenzia delle Entrate sostiene spesso che la mera messa a disposizione dell’impianto sportivo è attività di fatto immobiliare e quindi commerciale. Ci risulta che questo stia avvenendo proprio nel settore del karting, mentre contestazioni simili sono più rare nel tennis o nel golf, anch’esse attività nelle quali la messa a disposizione dell’impianto genera una porzione rilevante dei ricavi.
Un principio generale “tranquillizzante” quindi non esiste, né possiamo dare una “impostazione Fiscosport” valida in generale, dato che ogni caso ha le sue specificità.
b/2) sempre in base alla nostra esperienza, anche l’immediata ammissione dei soci, o l’immediato tesseramento dei frequentatori, al momento della presentazione della domanda è pratica che talvolta viene contestata ai fini della defiscalizzazione (decommercializzazione) dei relativi ricavi, soprattutto per le attività dove l’aspetto ludico è rilevante; non ci risulta sia mai stata contestata l’immediata ammissione a socio o l’immediato tesseramento di un soggetto che si sia iscritto a un corso di karate o di un bambino a una scuola di atletica leggera, mentre ci risultano queste contestazioni proprio nel mondo del karting, nel caso in cui si tratti di utilizzi singoli dell’impianto (non ci risultano contestazioni nel caso di partecipazione a corsi o competizioni organizzate da federazioni o Enti di promozione). Questa contestazione ci pare decisamente più “debole” della precedente, ma anche relativamente a questo aspetto, volendo essere prudenti, ogni caso deve essere valutato singolarmente.
c. In conclusione, affrontando il caso specifico oggetto del quesito:
se i frequentatori vengono ammessi in qualità di socio immediatamente, ovvero tesserati in tempo reale, e utilizzano la pista una volta o più volte per svago personale, non partecipando a corsi né a competizioni, la qualificazione dell’incasso come commerciale ci pare certamente la strada più prudente. Più difendibile potrebbe forse essere la sottoscrizione di un abbonamento per più ingressi, indice di una pratica dell’attività sportiva continuativa e non saltuaria, ma la differenza ci pare comunque troppo piccola per poter affrontare una verifica senza la minima preoccupazione…